Le origini, il rito della Mattanza, i canti e la storia
Le origini e il rito della Mattanza: La storia della Mediterraneo è speculare a quella del tonno rosso (Thunnus thynnus). Già in epoca preistorica, intorno al 4000 a.C., presso l'isola di Levanzo troviamo traccia della pesca del tonno, la quale viene rappresentata in dipinti rupestri apotropaici. Da questo momento l'uomo si è avvalso di questa risorsa naturale in maniera ininterrotta, percorrendo millenni e millenni di storia. Le primitive tonnare incarnavano una modalità di pesca abbastanza rudimentale, ma molto efficace. Spingendo il tonno, dal largo verso la costa, in acque bassissime che ne impedivano i movimenti, veniva consumato il rito della Mattanza: una macellazione del tonno che avveniva con arpioni e bastoni, eterna lotta tra uomo e natura. La tonnara vera e propria, con la sua complessità strutturale, fu un' innovazione tecnica e culturale introdotta dagli arabi, i quali dominavano la Sicilia a partire dal IX sec. d. C.. Un complesso sistema di reti e camere imprigionava i tonni, per poi essere macellati con appositi arpioni. L'origine araba è rintracciabile, tra l'altro, nella terminologia indicante sia le funzioni del tonnarota e dei sistemi di rete e camere, sia le tecniche di lavorazione e conservazione del tonno.
Fino a quaranta/cinquanta anni fà la mattanza dei tonni era un tradizionale rituale che si svolgeva lungo le coste siciliane. Oggi invece, la mattanza come rituale è pressoché sco mparso: sopravvive soltanto come mera rappresentazione turistica in pochi centri dell'isola.
La mattanza, derivante da una parola spagnola matar (uccidere), si svolge tra fine aprile e metà giugno. Il rituale popolare della mattanza è una cerimonia corale, crudele, intensa e faticosa, riassumendo storicamente nella mente dei siciliani il valore simbolico dell'eterna lotta tra l'uomo e la natura.
I canti delle tonnare sono di matrice araba e assolvono ad una funzione ergologica. Essi ritmavano il lavoro, attenuavano in un certo senso le fatiche, gli sforzi e il logorio degli uomini che vi lavoravano. Il canto in funzione ergologica, lo ritroviamo presso tutte le arti e i mestieri nella tradizione siciliana: nella bottega del fabbro, nei canti dei carrettieri, durante la mietitura del grano e durante i lavori della sfera domestica e femminile.